Con il termine autofagia si intende il processo attraverso il quale le cellule infette o danneggiate vengono inviate verso i lisosomi e eliminate. Parte del materiale cellulare viene riciclato e riutilizzato per rinnovare altre strutture delle cellule stesse, per produrre energia e per l’omeostasi.

Quindi l’autofagia è un meccanismo di sopravvivenza e oltre all’eliminazione di aggregati intracellulari e degli organelli danneggiati, l’autofagia promuove la senescenza cellulare e la presentazione dell’antigene sulla superficie cellulare, protegge dall’instabilità del genoma e previene la necrosi, conferendole un ruolo chiave nella prevenzione di malattie come il cancro, le malattie neurodegenerative, la cardiomiopatia, il diabete, le malattie del fegato, le malattie autoimmuni e le infezioni.

L’autofagia è anche associata all’invecchiamento cutaneo con cambiamenti cumulativi nella struttura, nella funzione, e nell’aspetto della pelle, come aumento delle rughe, lassità, elastosi, teleangectasie e pigmentazione aberrante della pelle. A differenza di altri organi del corpo umano, la pelle non è solo inevitabilmente influenzata dal processo di invecchiamento intrinseco, ma anche influenzata da vari fattori ambientali entrinseci per accelerare l’invecchiamento, in particolare la radiazione ultravioletta (UV).

L’invecchiamento della pelle è un processo molto complesso e non completamente compreso; lo stress ossidativo indotto dall’accumulo di specie reattive dell’ossigeno (ROS) può portare danni ai lipidi, agli acidi nucleici, e agli organelli cellulari, causando così il verificarsi della senescenza cellulare, che è uno dei meccanismi fondamentali che mediano l’invecchiamento cutaneo. L’autofagia può mantenere l’omeostasi cellulare di fronte a diverse condizioni di stress ed è uno dei meccanismi di sopravvivenza della resistenza cellulare allo stress intrinseco ed estrinseco.

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